Il Carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea della verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva ad ogni perpetuazione, ad ogni carattere definitivo e ad ogni fine.
(Michael Bachtin)
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In questi giorni si parla di Carnevale e mi è capitato di sentir citare un vecchio proverbio che dice: Carnevale guarisce ogni male.
Questa frase mi ha dato da pensare… mi sono chiesta il perché, solo perché è una festa divertente? Ci ho riflettuto sopra e ho fatto qualche ricerca che mi ha chiarito le idee: se non ci fosse di mezzo il Carnevale, dovremmo affrontare il periodo di privazioni e penitenza della Quaresima.
Così, chi in tempi lontani studiò e comprese l’animo umano, decise di istituire qualche giorno di baldoria prima del periodo di penitenza, e s’inventò il Carnevale, una festa che, in breve tempo, si trasformò in qualcosa di molto più particolare: diventò una magica occasione in cui l’ordine sociale delle cose poteva essere sovvertito, in cui il più misero tra gli uomini poteva diventare sovrano e, di contro, il re poteva essere sbeffeggiato come un asino. In quei giorni quasi tutto era lecito e, nell’euforia, si poteva buttare all’aria tutto quanto, compresi i fardelli stressanti che pesano sulle spalle e tormentano l’animo nel resto dell’anno.
Nel tempo questa usanza si è perduta e di essa rimangono le feste in maschera, i carri e le sfilate spettacolari, ma forse istituire nuovamente quella settimana di sfogo (certo, facendo in modo che non degeneri in violenza) sarebbe quello di cui tutti abbiamo bisogno: un’occasione in cui si possano esaltare le persone più umili e far ridimensionare quelli che si sentono potenti… Visto così il Carnevale è una vera e propria Livella sulla quale la società può riflettere e rimodularsi.
Dovendo sbrigare pratiche burocratiche, in questo periodo mi è capitato di vedere quante difficoltà devono superare quelle persone fragili e bisognose che “non hanno santi in paradiso” che li aiutano a risolvere i problemi. Ho visto cose assurde: gente in situazioni gravi di violenza domestica che chiedono aiuto agli assistenti sociali e questi stanno lì a riscaldare le sedie e lasciano passare mesi prima di sbrigare le pratiche necessarie ad allertare le autorità competenti per salvare queste persone dall’inferno quotidiano che vivono. Vergognoso! Come si fa a essere così insensibili? Quando mi trovo davanti a situazioni del genere, vorrei poter avere la forza di aiutare tutto il mondo, ma purtroppo ciò che posso non è abbastanza. Come è mio solito, ciò non significa che mi arrendo: nel mio piccolo, continuerò a fare tutto ciò che è in mio potere per aiutare chi ha bisogno in modo concreto perché le uniche chiacchiere che mi piacciono, sono quelle fritte e ricoperte di zucchero vanigliato!
Così, in onore al Carnevale e sempre nel rispetto della tradizione e dei valori in cui credo, metto alla gogna tutti quelli che chiacchierano alle spalle, tutti quelli che chiacchieranochiacchierano e non combinano mai nulla di concreto, e vi lascio la ricetta delle uniche chiacchiere buone! In questo caso, il tipo particolare di chiacchiere siciliane (perché quelle comuni hanno origine a Roma) fragranti, profumate all’arancia e con il ripieno di crema di ricotta. Una bontà!
CHIACCHIERE RIPIENE SICILIANE (fritte e al forno)
Avvertenza: per fare la crema di ricotta dovete lasciarla a sgocciolare in uno scolapasta almeno per tutta la notte (meglio per 24 ore), quindi preparatela il giorno prima.
Ingredienti
Per la pasta:
- 500 g di farina 00
- 50 g di zucchero
- Circa mezza bustina di lievito (da 5 a 8 g. Se ne mettete di più, le chiacchiere diventeranno morbide come cassatelle o sfincitelle, quindi se le volete croccanti, tenetevi sulla quantità minima di 5 grammi)
- Buccia grattugiata di due arance biologiche
- 50 g di burro
- 50 g liquore (rum, brandy, grappa o qualsiasi altro preferite)
- 90 g succo d’arancia
- 2 uova
Per la farcia:
- 600 g di ricotta fresca di pecora
- 200 g di zucchero
- Gocce di cioccolato Q.B.
(A piacere, se volete una crema più soffice, potete aggiungere 100ml di panna montata)
- Zucchero a velo vanigliato per guarnire.
Procedimento:
Unite le polveri della pasta e versatele su un piano di lavoro. A parte unite le parti liquide e grasse (succo, burro, uova, liquore) e mescolatele bene. Fate una conca sulla montagnetta di polveri e impastate il tutto fino a ottenere una palla liscia e omogenea. Avvolgetela nella pellicola trasparente e lasciatela a riposare in frigo per almeno un’ora.
Preparate la crema di ricotta, mescolando insieme ricotta e zucchero con una spatola. Per renderla liscia e vellutata, passatela al setaccio oppure mettetela in un mixer e frullate con le fruste a velocità medio/alta. Aggiungete le gocce di cioccolato (e, se lo volete, la panna montata).
Stendete la pasta con un mattarello (o con la macchina per tirare la pasta) fino a ottenere una sfoglia sottile di pochi millimetri. Tagliatela a strisce larghe circa 3 dita con una rondella dentata. Spennellate i bordi con acqua a temperatura ambiente. Farcite ogni striscia con la crema di ricotta e coprite con un’altra striscia, pigiando con le dita per sigillare bene i bordi.
Scaldate l’olio a circa 170° e immergete delicatamente le chiacchiere ripiene. Giratele costantemente finché non saranno dorate, poi scolatele sulla carta assorbente e, mentre sono ancora tiepide, spolveratele con lo zucchero a velo vanigliato. Se vi piace, aggiungete una spolverata di cannella.
A piacere, potete farcire le chiacchiere con qualsiasi altro ripieno: pistacchio, cioccolato, marmellata etc.
N.B. Per la versione al forno, preriscaldate a 180° e infornate per 12/15 minuti. Quando vedrete che la pasta si sarà dorata e la vostra cucina si sarà riempita del loro meraviglioso profumo, saranno pronte.
Buona chiacchierata e buon Carnevale
Giusy