Come s’avvicinava la novena di Natale, i Malavoglia non facevano altro che andare e venire dal cortile di mastro Turi Zuppiddu. Intanto il paese intero si metteva in festa; in ogni casa si ornavano di frasche e d’arance le immagini dei santi, e i fanciulli si affollavano dietro la cornamusa che andava a suonare davanti alle cappellette colla luminaria, accanto agli usci.
(da “I Malavoglia” di Giovanni Verga)
Ormai ci passiamo davanti quasi senza badarci, ma fino a qualche decennio fa, la devozione nei confronti delle edicole votive e di quello che rappresentavano era molto sentita e raccogliersi in preghiera davanti a una di esse, soprattutto durante le festività, era un momento di aggregazione fra concittadini e di comunione con la Sacra Famiglia e i santi.
Quella delle edicole votive è un’usanza che affonda le radici nell’antichità più remota, quando greci e romani le costruivano mettendo al loro interno le raffigurazioni dei Lari, divinità protettrici delle abitazioni e delle botteghe dei mercanti; dopo l’avvento del Cristianesimo, l’usanza rimase, semplicemente sostituendo le raffigurazioni in base al nuovo senso del sacro che si era istituito.
Oggi la maggior parte di queste piccole cappelle lungo le strade si trovano qui nel sud Italia, così io ho deciso di andare alla scoperta di quelle del nostro paese. Come ogni volta che mi metto a cercare nelle tradizioni, mi ritrovo come un’avventuriera che scopre dei tesori bellissimi e inaspettati: le edicole votive raccontano un pezzo di storia del nostro paese perché la maggior parte di esse sono state costruite da privati cittadini.
Ho iniziato a camminare seguendo la strada che esse mi indicavano e ho trovato quelle costruite per una devozione particolare nei confronti della Madonna, di Gesù o di un santo in particolare; altre ricavate in un preciso luogo per chiedere o per rendere grazie, altre ancora per avere protezione sulla propria casa e la propria famiglia etc. Ma ogni viaggio, lontano o sotto casa che sia, è nulla se non si integra la relazione con gli altri, e allora mi sono messa a parlare con le persone anziane per sapere cosa poteva raccontarmi la loro antica saggezza, piena di tradizioni intense di tempi andati. Mi hanno detto: “Talìali tu stissa e ‘a storia chi hannu c’ha viri dintra. Ci sunni chiddi ca i ricchi c’iù ficiru fari a un mastru, e ci nni sunnu avutri fatti d’ì puarieddi, macari mbrugghiatieddi, ma ch’i manu massari e cu’ tuttu u cori“.
E poi mi hanno raccontato che anticamente, durante il periodo natalizio, avvenivano dei veri e propri rituali: ogni giorno, al tramonto, prima di andare a sedersi a tavola con la famiglia, si usava riunirsi davanti alle edicole votive nove giorni prima di Natale, fino alla vigilia. I vaccari che sapevano suonare scendevano dalle campagne con le cornamuse e si pregava e si cantava insieme, accendendo un lumino al giorno.
Le edicole venivano addobbate con fiori e frutta di stagione, qui a Carini soprattutto con mandarini, ma non solo. Chi poteva, portava anche delle offerte in cibo che, oltre a rendere omaggio alla Sacra Famiglia e ai santi, andavano in dono di carità agli zampognari o a chiunque altro ne avesse necessità.
Un viaggio emozionante, senza prendere treni o aerei, ma semplicemente camminando, un passo dopo l’altro, per le strade della mia città. Un viaggio che sarò felice di condividere con tutti quelli che vorranno riscoprire insieme a me questi tesori preziosi coperti dalla polvere del tempo, che non è mai tanto spessa da non poter essere soffiata via.
Per chi vorrà vivere questa bellissima esperienza, vi aspetto domenica 18 dicembre al Vicolo dei Fiori (Via Lanza) per accompagnarvi in questo tour suggestivo e ricco di storia e di atmosfera natalizia.
Vi raccomando però di prenotarvi – perché il tour lo faremo a turni per piccoli gruppi – mandando un messaggio WhatsApp al numero 389 796 9514.
Un abbraccio
Giusy l’esploratrice